I nuovi orizzonti della VC
in
America Latina
UNA MISTICA DI FEDELTÀ CREATIVA
In AL sta
nascendo una VC più umile, più centrata in Dio, più missionaria, più
semplice, mossa dallo Spirito e dai suoi carismi, con nuove forme di comunità
aperte ai laici; una VC che scuote per le piccole storie a cui dà origine,
per la bellezza dei volti compassionevoli, gioiosi, e il cuore rivolto a coloro
che soffrono.
La vita consacrata in
America latina è alla ricerca di nuove idee. Non si rassegna a diventare un fossile. Vuole essere un organismo vivo e fecondo. Non è solo un auspicio, ma
l'orizzonte delineato dall'Assemblea generale della CLAR del giugno a Quito,
nel contesto di un Piano globale progettato per i prossimi anni. Lo
slogan di quella assemblea, i cui risultati furono poi presentati anche al
papa Francesco, era: "Ascoltiamo Dio dove la vita grida". (cf. Testimoni
11/2013). In America latina la VC, sulla spinta delle idee formulate in
questo Piano globale, sta vivendo un processo di rivitalizzazione, si
potrebbe dire, di "rifondazione", il cui grembo di gestazione è la
vita del popolo. È in questo ambito che essa nutre desideri, ideali, sogni che
rafforzano la sua volontà di essere segno. È
interessante ciò che scrive a questo riguardo Carlos Del Valle, svd, nel
quaderno della rivista cilena di VC Testimonio di novembre-dicembre
2013. La vita consacrata vuole tornare ad essere segno, mostrando, di fronte al
secolarismo, all'indifferenza, alla superficialità, il desiderio di Dio insito
nel profondo del cuore di tanti uomini e donne; nel proporsi come esperienza
di vita fraterna, di fronte all'individualismo e alla solitudine, e come
strumento per costruire comunione. Inoltre, di fronte al consumismo, vuole
mostrarsi come espressione di un anelito di semplicità e libertà interiore,
di austerità di vita, e davanti alla smania del potere e del dominio, come
espressione di un desiderio di dedizione, di servizio umile e di una gratuità
del tutto aliena dal prestigio.
La ricerca di una vita
mistica
Del Valle descrive le
vie, e di conseguenza le scelte, che dovranno caratterizzare il rinnovamento
della vita consacrata nel continente. La prima che indica è quella della
mistica. Il secolo XXI, scrive, o
sarà mistico o non sarà umano. La mistica qui è intesa come
riscoperta del senso profondo della vita, come apertura all'orizzonte di Dio.
«Viviamo - scrive - di
cose che ci distraggono, di urgenze che ci anestetizzano, di compiti che ci
soddisfano e di sicurezze che ci tranquillizzano ... vegetando tra
l'indifferenza e la routine, istallati nelle nostre fedeltà. Ma a che
cosa siamo fedeli? Al passato o a ciò che Dio vuole da noi? Per essere fedeli
al passato bastano le pratiche e le consuetudini. Per essere fedeli all'oggi
è necessaria la creatività. La prima virtù del mistico è di essere creativo,
non fedele alla routine. Noi vogliamo collocarci come uomini e donne di
Dio in questa società. Ma ... come Elia (1Re 19, 1-14) ci rifugiamo
nelle nostre grotte: tradizioni, routine, le nostre verità, costumi e
sicurezze. L'angelo (il popolo, la società) ti dice: «esci dalle tue grotte,
dalle tue consuetudini, dalle tue convinzioni, dalle tue verità imparate ... e
mettiti davanti ai bisogni della gente». Come Gesù che nella missione si
orienta non tanto verso ciò che ha imparato, ma verso i bisogni delle persone
che incontra.
Si sente un vento
impetuoso, il terremoto, il fuoco ... il nostro attivismo, il protagonismo,
tutto ciò che ci fa ritenere importanti e ci dà prestigio, ciò che ci induce
ad essere funzionari del sacro e non testimoni di Gesù. Facciamo molte cose,
fino a pensare che la VC acquisti efficacia lavorativa, eccellenza
professionale ... Ma anche "eccellenza evangelica?" La domanda va
in un'altra direzione. Trasmettiamo molto vangelo nelle molte cose che
facciamo?
Le nostre istituzioni,
il significato sociale di cui godiamo, la guida morale che esercitiamo, il
personaggio in cui mi rifugio, l'essere élite sacra che mi ·induce a
ritenermi diverso ... Tutto quello che allontana dalla vita di coloro che hanno
poco, sanno poco e possono poco. Il potere, il clericalismo, gli abusi nella
Chiesa, le nostre verità escludenti guardano dall'alto i laici, ai diversi
... Qui non c'è il Signore.
Una brezza soave ...
Nella vita religiosa del continente sta nascendo qualcosa di nuovo: un
linguaggio di coerenza, cose fatte con amore, nutrite di preghiera, un
linguaggio che vola alto. Ansia di spiritualità, coltivazione della dimensione
contemplativa, interesse per l'inserimento tra il popolo, al servizio degli
ultimi. Lo Spirito sta risvegliando la grazia della missione, una missione come
dialogo. Si sta profilando una VC più umile, di qualità spirituale, più centrata
in Dio, più missionaria, più semplice dal punto di vista istituzionale, mossa
dallo Spirito e dai suoi carismi, con nuove forme di comunità aperte ai laici,
una VC che scuote per le piccole storie a cui dà origine, per la bellezza dei
volti compassionevoli, gioiosi, con il cuore rivolto a coloro che soffrono.
Si respira una
crescente ansia di cambiamento. Nei messaggi e nelle assemblee la consegna
basilare è:
Vogliamo un'altra cosa.
Stanchi
della mancanza di onestà, di trasparenza nelle diverse sfere pubbliche e
nelle sfere segrete personali. La nostra VC possiede una profonda carica di
buona volontà, di sete di onestà e coerenza, di fame di vita, di sete di Dio.
Tanti religiosi/e ogni giorno gridano il vangelo con la vita e dicono che lo
spazio della Chiesa e della VC nella società non deve essere il potere.
Vogliamo vivere come
discepoli-fratelli e missionari-testimoni. Se un missionario non è testimone,
è un autoinganno. Uno può spostarsi da un continente all'altro, ma se non è
testimone di Cristo, sarà in missione come chi è in un safari. Se non siamo
radicati nell'esperienza di Dio, non avremo niente da dire ai nostri contemporanei.
Ci sentiremo irrilevanti, impotenti a rispondere alle sfide che la società pone
oggi alla Chiesa. La domanda fondamentale è: abbiamo l'energia spirituale
necessaria per far fronte alle sfide che oggi ci pone la società?
Con il Concilio abbiamo
intrapreso il rinnovamento della VC cercando l'efficacia apostolica. Oggi lo
facciamo a partire da presupposti spirituali, entrando più nella logica del
dono che in quella dell'eroismo personale. La vita, più che di salvatori, ha
bisogno di innamorati. Il problema nella vita consacrata è quello della spiritualità,
dell'avere o no esperienza di Dio. È la risposta alla crisi delle persone e
alla crisi dell'istituzione. Il peccato ... l'anemia spirituale. Quando si
perde la passione per Gesù e il suo regno, ci resta il rifugio nelle pratiche
devozionali. Da qui una vita light: in preghiere formali e di routine,
una vita comunitaria che si riduce a vivere e a lasciar vivere, la missione
come un insieme di compiti, gusti e a termine ... Quando ci si attacca il virus dell'anemia spirituale diventiamo
degli otri vecchi, senza creatività. Il vino nuovo della testimonianza diventa
aceto. E vi mettiamo i limiti della categoria che paralizza la speranza».
L’OPZIONE
PER GLI ESCLUSI
La seconda linea: il
secolo XXI o opterà per gli esclusi o non sarà cristiano. Come
nutrire una missione carismatica e profetica?
«La crisi di identità -
sottolinea Del Valle - deriva sempre da una debole esperienza di Dio e da un
disorientamento nella missione. Che identità stiamo consolidando oggi? Una
identità corporativa, alimentata a partire da una comunità di missione a servizio
dei feriti dalla violenza della storia, ai margini del benessere?
Noi religiosi/e siamo
presi da tante cose e a volte lasciamo ciò che ci riguarda. Con un duplice
pericolo: diventiamo funzionari del sacro, o specialisti in cose generiche,
con una identità light. È più comodo lavorare in progetti pastorali già
esistenti che inaugurare nuove presenze missionarie di frontiera. Per il primo
aspetto, basta la capacità di gestione. Per il secondo, si richiede creatività
e coraggio. Se saremo creativi e coraggiosi continueremo a dare un nome alle
realtà della nostra vita e missione. Continueremo a definirle e a
qualificarle, dando un orientamento evangelico e un significato nella Chiesa e
nella società.
Tanti elementi
assumeranno un nome nuovo e un orientamento evangelico e un significato nuovo
nella Chiesa e nella società. A titolo di esempio: vita consacrata ... più vita
e più consacrata, volontà di Dio ... relazioni fraterne, la mia congregazione
.... allargare la tenda ai laici, i miei fratelli e le mie sorelle ... ri-affascinati
della loro vocazione. Religioso, religiosa ... volontario, volontaria a tempo
pieno. Progetto di vita e di missione ... gli altri, la vita di coloro che
soffrono. Sorelle/fratelli, sacerdoti ... apprendisti come discepoli-fratelli.
Spiritualità ... di donazione, di incontro. Comunità .... dalla porte aperte,
interculturale. Religiosi/e ... con energia spirituale, formati in profondità.
Missionari/e ... testimoni, non funzionari. Missione ... carismatica e
profetica. Sfide della realtà .... volontà di Dio scritta nella vita. Luogo dei
religiosi/e ... il deserto, la periferia, la frontiera.
Così cambierà il clima
della Chiesa e verso la Chiesa: attraverso il servizio e la donazione, passando
dal clericale-gerarchico al fraterno-discepolare. Nella dedizione troviamo la
nostra identità religiosa. Ciò che oggi convince da parte di qualcuno non è la
sua parola, non sono le sue opere, la sua predicazione o gestione, ma la sua
vita dedicata agli altri; farsi carico, incaricarsi e caricarsi di ciò che
avviene e pesa negli altri.
La nostra identità, il
carisma, la spiritualità li scopriremo non solo rovistando nella tradizione
della nostra congregazione. Li troveremo anche nella missione carismatica e
profetica che incarniamo. Il sale e il lievito esprimono ciò che sono e lo
scopo a cui servono quando si mescolano, quando si perdono e si consumano nel
dare sapore e nel far fermentare la massa del pane. Il significato della nostra
vocazione ... è cercare Dio al di là dell'ambito del sacro, nelle frontiere
dove vivono coloro che hanno tutto contro, in luoghi dove la vita e
l'esclusione giungono ad essere quasi sinonimi. Ciò che importa è la sofferenza
delle persone. L'amore cristiano si manifesta quando il suo mondo si concentra
completamente nel dolore del debole, cercando di fare in modo che tutti gli
esseri viventi siano liberi dal dolore. La vita e l'amore si diffondono dove ci
sono religiose/i che sono dono nel cuore degli ambienti emarginati. Le comunità
di periferia costituiscono il contrassegno di una VC mistico-profetica
latinoamericana. Un servizio invitante ... che la caratterizza. La VC è tornata
alla sua terra di origine. L'incontro con il povero è il territorio della VC
per eccellenza. Il tribunale dei poveri giudica la nostra missione. È facile
incontrare l'escluso, la cosa difficile è continuare l'incontro, tradurlo in
punto di orientamento della propria vita e missione. Facciamo della missione
profetica una convinzione, una persuasione, più che un'idea. Le idee si
pensano. Nelle convinzioni si vive. La spiritualità di chi vive nelle sue
convinzioni è la nostra forza. Sempre guardando verso l'alto ma dal basso.
Perché abbiamo il cuore accanto agli esclusi. Con essi e a partire da essi si
vive il vangelo. Il nostro compito ... sentirci e sederci con la Parola di Dio
accanto ai poveri per alimentare la consacrazione».
Una linea ecumenica e interculturale
La terza linea indicata
da Del Valle:
Il secolo XXI cristiano
o sarà ecumenico, interculturale o non sarà ecclesiale.
«Un carisma vive nella
misura in cui lo si rigenera. Se vogliamo essere fedeli al carisma dei
fondatori e delle fondatrici, bisogna cambiare la vita nei nostri istituti,
cambiando noi la nostra vita. Chiamati alla fedeltà creativa: fedeli alle
radici e fedeli al nuovo per non adagiarci nel passato, soffocando lo Spirito a
forza di routine. Guardare avanti, impegnandoci per il futuro, lasciandoci
toccare dall'impulso del nuovo. Dio si manifesta negli avvenimenti prima che
nella Parola. Il Dio biblico è il Dio della vita, della storia. Molte cose che
oggi definiamo come Parola di Dio, Israele le imparò dai popoli e dalle
religioni vicine. Le ricevette da Dio attraverso di essi. Il nostro mondo è più
plurale ... Il presente con futuro della vita consacrata passa oggi attraverso
il profetismo della interculturalità.
Per essere costruttori
e testimoni del carisma della VC nel sec. XXI bisogna intraprendere il cammino
del dialogo interculturale. Costa passare dall'io al tu culturalmente diverso e
più ancora al noi della interculturalità. Viviamo con una serie completa di
relazioni e amicizie. Apriamo la porta e facciamo accomodare alla nostra mensa
(tempo, amicizia, beni, interesse) coloro che scacciano i demoni essendo dei
nostri. Ci minaccia una grettezza di mentalità, di relazioni ed esperienze
chiuse nella nostra cultura; ci riduce, ci rende ripetitivi, chiusi nelle
consuetudini, incapaci di aprirci a qualcosa di nuovo. Ci fa sentire insicuri
il fatto di allargare la tenda delle nostre relazioni e lasciare che entri
gente di confine, forse portatrice di modifiche all'insieme del nostro modo di
vivere. Quando entra gente diversa, questa smuove le sicurezze, e non ci
lascia installarci né essere incoerenti; ci fa abbreviare la distanza tra ciò
che siamo e quello che diciamo. È come il sale sulla ferita, brucia ma risana,
non ci lascia marcire nella mediocrità.
La vita religiosa sarà significativa oggi se
assumerà le differenze culturali delle persone e dei gruppi nella vita e nella
missione. Le vie del profetismo passano attraverso l'impegno a gettare ponti
e aprire strade di andata e ritorno per creare una civiltà di dialogo e
inclusione. Il monologo ci rende coscienti di noi stessi; il dialogo ci apre
alla realtà e ci cambia in essa e con essa. L'incontro interculturale è fonte
di fecondo apprendistato. La persona diversa mi arricchisce, mi aiuta a
passare dall'indifferenza al dialogo per incontrarci. Mi aiuta a convivere,
non a competere; ad essere umile perché come esseri umani abbiamo bisogno di
umiltà per convivere, non di prepotenza per competere. Pensiamo a che cosa
potranno essere le nostre congregazioni se si lasceranno toccare il cuore da
altre culture non occidentali ...
L'attenzione alla
diversità farà emergere una nuova spiritualità, un'autentica comunione. Sarà
un fattore di rinnovamento e di creatività, di trasformazione che indurrà a
passare dal centralismo al pluralismo, da uno stile dogmatico a uno stile
dialogico, dall'eccesso di identità e autosufficienza all'autocritica e all'innovazione.
Obbligherà a rompere abitudini e atteggiamenti di routine comodi,
paralizzanti e ad abbandonare la rigidità di certe tradizioni vuote e
insignificanti. L'interculturalità nelle comunità oggi richiede di dare vita
al vangelo e credibilità alla vita religiosa”.
(Tratto dalla rivista
TESTIMONI, n° 4 di aprile 2014)